NO FOOD-BIOMASSE: BONIFICA O BIOFREGATURA

La soluzione delle istituzioni al dramma dell’avvelenamento dell’intero territorio campano, in particolare della tristemente nota Terra dei Fuochi, ed al persistente problema dei rifiuti è ancora una volta  all’insegna del gattopardesco cambiare tutto perché nulla cambi.

Il famigerato decreto sulla Terra dei fuochi, ormai legge,  altro non è che la riproposizione della logica emergenziale che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni ed è responsabile dell’attuale disastro. Ancora una volta commissari e nuove cabine di regia, ancora una volta militarizzazione dei territori, ancora una volta repressione solo verso l’anello più debole della catena mentre rimangono impuniti i veri responsabili del  traffico dei rifiuti tossici e non. Eccezionale è persino la misura inerente il drammatico tema della salute:  25 milioni per effettuare uno screening sanitario una tantum e solo per  una parte dei cittadini residenti in aree avvelenate . Una vera presa in giro per una popolazione condannata  a morte dall’aumento esponenziale delle gravi patologie tumorali  e da un sistema sanitario reso sempre più inaccessibile dai tagli imposti alla sanità e dal costo sempre più alto per gli utenti.

Altrettanto dicasi della mappatura dei terreni inquinati e della bonifica che, a dire del governo, troverebbero in questa legge il primo importante avvio. In realtà, per la prima come per la seconda, siamo di fronte ad un dispositivo insufficiente. Sebbene i mass media stiano dando ampio spazio alle “eclatanti” scoperte di interramenti di rifiuti tossici, alle operazioni di scavo, all’uso dei droni,  la mappatura dei terreni è prevista solo per una parte del territorio campano, quello  agricolo, e per di più di un’area già attenzionata da precedenti rilievi o la cui devastazione era già nota sia per le denunce dei comitati sia per le passate (ed opportunamente archiviate) dichiarazioni di pentiti di camorra e/o indagini della magistratura.  Quanto alla bonifica siamo di fronte alla sola enunciazione.  I risibili stanziamenti – un  centinaio di milioni contro una stima di svariati miliardi di euro – sono la conferma che quella che si vuole avviare è una operazione  superficiale e di facciata. Più che la bonifica la legge sancisce un pesante intervento sulle dinamiche ambientali  prevedendo un cambiamento di destinazione d’uso di parte dei  terreni a vocazione agricola con l’introduzione della coltivazione di piantagioni no food. Tutto questo, tra l’altro, senza individuare alcun tipo di sostegno al reddito per gli agricoltori incolpevoli costretti a rinunciare alla loro attività.

La giusta preoccupazione dei cittadini sulla qualità dei prodotti che arrivano sulle proprie tavole, la necessità di salvaguardare un comparto così importante e di pregio come l’agricoltura campana, vengono cinicamente piegate agli interessi delle lobbies di sempre.

Il no food, infatti,  presentato come la migliore e più sicura tecnica di bonifica, se da una lato altro non è che il risibile assorbimento di inquinanti in qualche decina di centimetri di terreno, dall’ altro ha il grandissimo ruolo di avviare ed alimentare negli anni a venire il lucroso affare delle biomasse.

La strumentalizzazione della paura e della rabbia delle popolazioni , di fatto,  sta permettendo alle istituzioni di concretizzare i progetti in tema di produzione di energia da biomasse e biogas in cantiere da anni ma mai decollati come necessario.

La Regione, infatti, in coerenza con le strategie delineate a livello comunitario e nazionale, ha posto in essere più di un provvedimento per: 1) incentivare gli impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica alimentati da biomasse 2) favorire lo sviluppo di colture bioenergetiche e potenziare sia lo smaltimento e la  valorizzazione agro energetica degli scarti agro forestali, agroindustriali e del comparto zootecnico regionale sia lo smaltimento ed il recupero energetico dei rifiuti:

–          Piano di Azione per lo Sviluppo Economico Regionale (PASER 2006)

–          Delibera regionale 76 del 18 gennaio 2008 modificata (introduzione del no food)

–          Piano Territoriale regionale PTR Legge regionale n. 13 del 13 ottobre 2008

–          Piano Energetico Ambientale della Regione Campania (PEAR)  del  2009 (che, tra l’altro, introduce la semplificazione delle procedure amministrative per autorizzare gli impianti a biocombustibili gassosi fino a 3 MWt, gli impianti a biocombustibili solidi fino a 1 MWe e quelli a biocombustibili liquidi fino a 5 MWe)

–          Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSR) 2010

–          Linee di indirizzo strategiche dell’Area Agricoltura per le Agroenergie ( marzo 2010)

–          Piano Forestale Generale 2009-2013 gennaio 2010

Soprattutto, proprio  l’Assessorato regionale all’Agricoltura, ha avviato più di un’attività di sperimentazione e ricerca sulla coltivazione e l’impiego di fonti agroenergetiche:

  • Progetto sulla Produzione di biomasse da energia in Irpinia a cura del  Dipartimento di Ingegneria Agraria ed Agronomia del Territorio – Università degli Studi di Napoli “Federico II”
  • Progetto interregionale RAMSES dal titolo “Risorse Agro-forestali-energetiche per il Mezzogiorno e lo Sviluppo Economico Sostenibile” in attuazione del PROBIO-Programma Nazionale Biocombustibili
  • Progetto relativo alla Produzione e stoccaggio di biomasse legnose derivanti da cedui a turno breve, a cura del Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia vegetale. Università degli Studi di Napoli ”Federico II”
  • Progetto per lo Sviluppo di filiere agroenergetiche nella Regione Campania (2008-09), a cura del CRAA
  • Progetto Life Ecoremed  “ Sviluppo di protocolli eco-compatibili per la bonifica dei suoli inquinati nel SIN Litorale Domizio-Agro Aversano” a cura del CIRAM (Centro interdipartimentale di ricerca ambiente dell’Università Federico II

Ciò nonostante si è concretizzato ben poco; quello dell’energia da biomassa/biogas su larga scala, qui in Campania, non è riuscito finora a competere  con il più remunerativo, oleato  ed incentivato ciclo dei rifiuti, dallo smaltimento al recupero energetico.

Non si poteva, dunque, sprecare l’allarme e la rivendicazione di una necessaria bonifica per rimetterci mano e rilanciare quei progetti soprattutto alla luce della cresciuta remuneratività di questi impianti. A rendere oggi ancora più interessanti le colture bioenergetiche è stato in particolare il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico/ Ministero dell’ambiente, del 6 luglio 2012, che ha avviato una nuova fase di incentivi alla produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate, rendendo proprio gli impianti alimentati da biomasse, biogas, bioliquidi, frazione biodegradabile ed un ampio  spettro di rifiuti, la fonte di nuovi profitti, in Campania come altrove.

Gli impianti a biomasse già operanti in Campania (sia impianti bruciatori/inceneritori  o digestori in anaerobiosi di biomassa) e l’elevato numero di essi approvati o in via di autorizzazione,  saranno destinati a trattare la biomassa derivante dalla coltivazione di colture no food di ettari ed ettari di suolo, insieme alla combustione di insilati, oli, ecc. da importazione ed allo smaltimento di fanghi da depurazione, rifiuti industriali, pneumatici ed altre porcherie.

I  danni alla salute umana ed all’ ambiente causati da questa tipologia di impianti sono provati da un’ampia mole di dati raccolti da una diffusa letteratura scientifica: emissioni inquinanti di particolato (PM di diverse dimensioni), ossidi di azoto (NOx), biossidi di zolfo (SO2), diossine/furani, gas acidi, metalli tossici come arsenico, cromo e mercurio oltre a ossido ci carbonio (CO) e CO2; impatti patologici sensibili a carico delle vie respiratorie, cuore, tiroide, neurotossicità , ecc.; altri veleni dovuti alle frazioni residue dei trattamenti come nel caso del  digestato  derivante dagli impianti anaerobici, che dovranno essere a loro volta smaltiti come rifiuti speciali e con l’incombente rischio di vederli spacciati come compost di qualità e, come tali, sparsi sui nostri terreni.

Riteniamo per tanto urgente porre all’ attenzione di quanti, comitati, associazioni, reti e movimenti  che in questi anni si sono mobilitati contro le devastazioni ambientali con le lotte contro discariche ed inceneritori,  momenti di approfondimento e di discussione sulla grande truffa delle biomasse.

Ciò anche nell’intenzione di inquadrare l’argomento nel discorso più complessivo sia del ciclo dei rifiuti e del recupero totale della materia, contro il recupero energetico, sia del modello di produzione vigente e della cosiddetta green economy nell’ambito della quale la tendenza ad indirizzare flussi di capitale verso l’industria delle biomasse (produzioni di energia, biomateriali, biocombustibili) sta influendo pesantemente sull’assetto delle produzioni agricole in tutto il mondo piegando alla speculazione ed al profitto le necessità alimentari  di intere popolazioni.

Per ascoltare le risposte alle tante domande invitiamo tutti all’incontro/dibattito che si terrà

Sabato 29 marzo alle ore 10,00 presso l’ex Asilo Filangieri  Vico Giuseppe Maffei, 4 – Napoli

 

Introduce: Rete campana salute e ambiente

Relatore: dr. Mauro Mocci  (*)

Videoconferenza: dr. Stefano Montanari

Interviene: Padre Alex Zanotelli

RETE CAMPANA SALUTE E AMBIENTE

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